
La danza senza barriere di Erika Ferrari
intervista alla Direttrice artistica della newdanceclub Asd di Noceto che promuove la danza per tutti
Una passione per la danza che dura da oltre 30 anni e che ha portato Erika Ferrari a diventare direttrice artistica della NDC New DanceClub ASD di Noceto.
Ma Erika non si è fermata qui. La sua visione di una disciplina aperta a tutti ha guidato molti progetti della scuola, in particolare DiversitAbility – Il potere della danza oltre la disabilità, un’iniziativa che intende abbattere pregiudizi e barriere.
Erika, com’è nato il progetto DiversitAbility?
“DiversitAbility è nato per caso. Era il 2018 e mi trovavo come capo giuria a un mondiale di danza aerea. Un giudice federale, Edo Pampuro, mi propose: “Io accetto di esplorare la danza aerea, se tu ti metti alla prova con la danza paralimpica.”
Ho accolto la sfida e ho pensato subito a Norberto De Angelis, un amico di lunga data, ex campione europeo di football americano, diventato paraplegico dopo un incidente durante una missione in Tanzania. Nonostante tutto, Norberto non ha mai smesso di essere un atleta. Insieme, nel gennaio 2019, ci siamo iscritti – senza troppe aspettative – ai Campionati Italiani Assoluti di Danza Paralimpica. E siamo diventati campioni!”
E da quella vittoria, come si è sviluppato il progetto?
“Era troppo bello per tenerlo per noi. Così ne ho parlato con la mia amica Rossana Fumarola, titolare di una grande palestra a Parma. Si è subito attivata per rendere lo spazio accessibile anche a persone con disabilità. Il nome DiversitAbility l’ha scelto lei, il logo lo ha creato sua figlia Sara, illustratrice.Non sapevamo cosa ci aspettava, ma sapevamo che volevamo dare forma concreta a parole come inclusione e accessibilità.”.
Cosa significa esattamente “danza inclusiva”?
“La danza ha mille forme e sfumature. Il termine “inclusiva” forse suona un po’ limitante: in una società fatta di esseri umani, dovrebbe essere naturale vivere insieme, ciascuno con le proprie differenze — o meglio, le proprie unicità.
Fare danza inclusiva significa accogliere tutti: abili e disabili, giovani e meno giovani, alti, bassi, magri, curvy… la diversità è la nostra ricchezza.“
Quali sono le discipline coinvolte nel progetto?
“Siamo partiti con la Wheelchair Dance Sport (danza sportiva in carrozzina con spinta muscolare). Poi, grazie al passaparola, il progetto si è ampliato includendo molteplici categorie: DCE, DIV, DU, DFM, DIR… fino ad arrivare anche alla danza aerea paralimpica, che oggi è parte integrante del nostro percorso.”
Sei stata nominata di recente membro della Commissione Paralimpica del Dipartimento Pole & Aerial FIDeSM…
“Sì, e ne sono onorata. Il dipartimento è diretto da Erika Esposito e fa parte della Federazione Italiana Danza Sportiva e Sport Musicali, di cui è presidente la Prof.ssa Laura Lunetta.”
Servono certificazioni particolari per insegnare danza inclusiva?
“Oggi servono diplomi per tutto, ma più che i titoli contano empatia, sensibilità e creatività, per trasformare gli ostacoli in opportunità. Io ho conseguito una seconda laurea in Scienze Motorie e un Master in Sport e Disabilità presso la Facoltà di Medicina di Parma, oltre al diploma MIDAS per maestri di ballo paralimpico.”
A che livello si gareggia nella danza paralimpica?
“Attualmente le gare sono organizzate dalla Federazione Danza e si svolgono su due livelli: Campionati Assoluti, come quelli che ho vinto con Norberto, validi per l’accesso a competizioni internazionali, secondo i regolamenti IPC (International Paralympic Committee); Competizioni regionali, che hanno come obiettivo i campionati nazionali. Le Paralimpiadi per ora restano un sogno… ma ci stiamo lavorando!”
Quali difficoltà incontra un progetto come il tuo?
“Una delle sfide più dure l’abbiamo affrontata nei concorsi di danza. Per permettere ad atleti con disabilità di partecipare, abbiamo dovuto “mentire” in fase d’iscrizione: i regolamenti non prevedevano la loro presenza.
Abbiamo viaggiato, pagato le quote, affrontato trasferte impegnative (e chi si muove in carrozzina sa cosa significa), solo per essere poi ignorati, esclusi o messi “fuori categoria”. Spesso neppure una foto, una menzione. È doloroso.”
Cosa dovrebbe cambiare?
“Molti eventi invitano grandi nomi come Simona Atzori o Ivan Cottini, che portano visibilità. Ma se poi non si valorizzano tutti i partecipanti con disabilità, che pagano e si impegnano come tutti, si perde di vista l’essenza. L’inclusione vera non è uno slogan da palco, è una scelta coerente da applicare ogni giorno.”
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Ne ho tre: vedere la danza paralimpica alle Paralimpiadi; portare lo spettacolo I’mPossible – Donne come noi su tutti i palcoscenici più importanti in Italia ed Europa; offrire un “tè coi biscotti” ad Alessandra Cinque, insieme alla sua musa, Laura Pausini.”
I corsi della scuola New Dance Club sono partecipati?
“Purtroppo non quanto vorremmo. Le cause principali sono logistiche: mancano mezzi e associazioni che forniscano un servizio di trasporto verso la scuola. Inoltre, esiste ancora timore e vergogna nel dichiarare la disabilità del proprio figlio. Serve un cambiamento culturale.”
Che tipo di disabilità è compatibile con la danza?
“Tutte. Non ci sono limiti. Ogni persona può trovare il suo modo di danzare. Ovviamente, le disabilità fisiche, sensoriali o cognitive vanno conosciute e gestite con preparazione e attenzione, ma nessuno è escluso.”
Un traguardo del progetto che ti ha emozionata?
“Sicuramente l’arrivo a Roma con RaccontamInAzione, mi ha molto emozionata. Progetto partito nel 2021, in risposta alla pandemia, e giunto lo scorso 28-29 aprile in Vaticano per il Giubileo dei Disabili. Partiti da Noceto zaino in spalla e arrivati a piedi (o in spinta) a Roma. Tappa dopo tappa, abbiamo scoperto il vero significato di “accoglienza”, condividendo il cammino con persone, associazioni e istituzioni dal cuore grande.”
Noceto–Roma a piedi e in carrozzina… com’è nata quest’idea?
“Pazzesco, vero? È nata quasi per scherzo, con Laura Larini, mia allieva, vigile del fuoco e mamma di due bambine, di cui una disabile. Una donna forte, che ama la fatica e le sfide. Abbiamo spinto carrozzine per chilometri, anche quella che apparteneva al ballerino Matteo Dadomo, recentemente scomparso. A lui abbiamo dedicato il traguardo, facendo timbrare le sue credenziali da pellegrino e ricevendo il testimonium in suo nome.”
Un’allieva che ti ha stupita?
“Alessandra Cinque. Ha una tetraparesi spastica con irrigidimento muscolare, aggravata dalla cecità totale… eppure ha una sorprendente competenza spaziale. Ha mille passioni, non si arrende mai e accetta ogni sfida con entusiasmo. È fonte di ispirazione.”
Quanti allievi con disabilità hanno partecipato finora a corsi?
“Una quindicina circa. Non sono numeri grandi, ma siamo fiduciosi che il progetto crescerà e porterà sempre più persone fuori casa, a vivere l’emozione della danza.”
Esistono progetti simili in altre città?
“Sì, ci sono diverse realtà, spesso legate al volontariato o a Special Olympics. Alcune sono bellissime. Speriamo che vedendo quello che facciamo, sempre più scuole di danza si aprano all’inclusione. Perché oggi, lo sport è a tutti gli effetti la terza istituzione, dopo la famiglia e la scuola.”
E ora?
“Adesso ci stiamo preparando per le competizioni di danza aerea paralimpica. Non ci si ferma mai! La nostra citazione preferita è: “Se puoi sognarlo, puoi farlo! ”.
Foto credits NDC New DanceClub ASD di Noceto.
WRITTEN BY

Rosaria Frisina, giornalista, web editor e social media manager. Ha alle spalle un’esperienza ventennale nel mondo della comunicazione e dell’informazione, con particolare attenzione ai temi socio sanitari, collabora da freelance con testate e agenzie. Ama raccontare storie, la scrittura è la sua passione, l’informazione e la cura dei contenuti l’anima del suo lavoro.
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