RITRATTI/Elsa Pini, l’idea di Mytodo Planner

In un mondo massificato, a volte troppo seriale, in cui tutto sembra andare bene per tutti, c’è chi stravolge le regole e punta alla personalizzazione. Nasce così Mytodo Planner www.mytodoplanner.com, l’agenda 100% customizzabile sia internamente che esternamente ideata da Elsa Pini. Imprenditrice parmigiana, appassionata di arte, arredamento e design, si divide tra Parigi, Londra e Parma. Lavora per la Thensel Snc, l’azienda  di famiglia che si occupa di progettazione ed elaborazione grafica che condivide con suo padre. L’abbiamo incontrata nel suo studio in via Mazzini, tra bozzetti, appunti e colori. Uno scenario creativo che l’accompagna da sempre. “La vena artistica c’è sempre stata nella mia famiglia, mio papà per i disegni tecnici e mia mamma per la pittura – racconta Elsa -. Già da piccola ero portata per il disegno, una capacità che è diventata una passione che non mi ha mai abbandonato. Dopo le medie ho frequentato il Liceo Artistico Toschi, scegliendo il corso di decorazione e progettazione”.

Come è nata l’agenda personalizzata Mytodo? 

“Avendo 3 società a gestione famigliare necessitavo di un’agenda che mi aiutasse a tracciare ogni impegno, ma dopo varie ricerche mi sono resa conto che in commercio non esisteva un’agenda che mi permettesse di pianificare tutto, sia dal punto di vista privato che aziendale. Dopo varie ricerche ho scoperto il metodo del Bullet Journal, che ti permette di pianificare tra liste, obbiettivi e task il tuo lavoro e la tua vita quotidiana disegnando tu manualmente ciò di cui hai bisogno mensilmente. Avendolo sperimentato io stessa, mi resi conto di quanto fosse molto semplice ma contemporaneamente molto faticoso dover ridisegnare la mia pianificazione mensile tutte le volte. Da qui nasce l’idea di Mytodo Planner: un’agenda cartacea completamente personalizzabile grazie all’utilizzo di un programma digitale. Il cliente usufruisce di un editor grafico che gli permette di togliere e aggiungere voci, testi, forme, ma anche ruotare copiare incollare immagini, pagine e task, per poi finere con la scelta degli accessori esterni quali materiale e colorazione della copertina, elastico e segnalibri. Sei tu che in base alla tua professione, vita, hobby, famiglia, crei la tua specifica agenda. Mytodo Planner, Where you make the rules“.

 

È stato un progetto impegnativo?

“È stato un lavoro molto lungo, ho avuto bisogno di professionisti informatici e della collaborazione delle Bullet Journalist. Il lockdown imposto dal Covid ha rallentato l’uscita del progetto, ma nel 2021 siamo riusciti a lanciarlo. Abbiamo lavorato cercando di ridurre gli sprechi, di essere il più green possibile e con materiali di stampa di qualità prodotti in Italia”.

 

Quindi è un prodotto interamente italiano?

“Sì, volevo che fosse il più possibile un Made in Italy. Per me era molto importante, nonostante lavori costantemente all’estero. Dai vari materiali per le copertine al foglio, dai professionisti alla produzione, ho coinvolto tutte aziende italiane, riuscendo a creare un prodotto fatto in casa al 95%. Ogni esemplare di agenda Mytodo è one shot, unico nel suo genere, prodotto a mano e non in serie”. 

 

Oltre Mytodo, hai altri progetti ai quali sei particolarmente legata? 

“Il restauro di un appartamento a Parigi, perché l’ho fatto io dall’inizio alla fine, dalla progettazione al render, alla ristrutturazione. Un mix originale di mobilio IKEA unito ad oggetti di pregio di design italiano. Ultimamente, sono tornata alla progettazione e all’arredamento, il mio lavoro di sempre. Sono sempre in viaggio, tra Francia ed Inghilterra”.

 

Londra e Parigi, le tue città dopo Parma…

“Fanno ormai parte della mia anima. Londra è “vivi e lascia vivere”. Le persone lì si vestono come preferiscono e non esiste l’abitudine di fissare o puntare il dito. Sono cresciuta così, questo lato della mia persona l’ho preso da Londra. Da Parigi ho preso l’amore per l’arte. Ma il mio cuore è la mia famiglia. Quando viaggi fin da piccola, ogni luogo è casa e nessun luogo lo è. Se la mia famiglia vive in un posto e sta bene in quel posto, lì ho le mie radici. Quando sono a Londra mi sento inglese, quando sono a Parigi mi sento francese, quando sono a Parma mi sento italiana. Non mi sono mai sentita una turista in queste città, sono sempre state per me casa”.

 

È difficile, da donna, emergere nel campo della progettazione?

“È un ambito principalmente maschile: commercialisti, idraulici, muratori, elettricisti. È stato molto difficile, mi vedevano come la figlia di Enzo Pini, la figlia di papà.  Ho dovuto invece proprio per questo lavorare il doppio, per dimostrare di essere all’altezza e di essere competente per farmi apprezzare come “Elsa”. Credo mi abbia aiutato la sete di sapere. Sono stata sempre scrupolosa sul lavoro, ho studiato, ho puntato alla formazione. Sono partita dal basso perché è da lì che bisogna partire per poter arrivare in alto”.

 

Ci sono donne nel tuo team? 

“Ho sempre voluto che ci fossero delle donne al mio fianco. Le donne mi hanno sempre insegnato qualcosa, hanno una naturale indole nel trasmettere esperienza e formazione. Le mie Bullet Journalist sono donne: italiane, con età, teste e professioni diverse. Con loro ho creato un bel rapporto, hanno sempre sostenuto me ed il progetto. Ci si sentiva tutti i giorni, più volte al giorno, mi hanno insegnato molto, condividendo creatività, originalità, idee. Sarò sempre grata a queste ragazze, al di là del progetto Mytodo”.

 

Imprenditrice con mille impegni, ma nella tua Mytodo personale sei riuscita ad inserire anche il tempo per essere mamma…

“Si, ammetto che sono stata fortunata in questo. Nel mio team ci sono stati sempre rispetto e ammirazione e, anzi, ho sempre ricevuto i complimenti per essere riuscita a portare avanti entrambi i mondi. A differenza di tante mie amiche che hanno avuto figli, molte si sono scontrate con situazioni poco piacevoli al ritorno dal periodo di maternità. C’è ancora purtroppo un mobbing molto forte verso le lavoratrici mamme. Al di fuori del rapporto lavorativo, mi sono imbattuta spesso in persone che mi hanno sottolineato: “lavori troppo”. Io mi faccio influenzare poco dall’opinione altrui. Ma da quando rimani incinta, la società ti fa sentire in colpa per qualsiasi cosa e ti guardano tutti in maniera diversa. Essere multitasking non è facile. Ti svegli piuttosto alle cinque del mattino e organizzi trasferte a Parigi in giornata pur di conciliare professione e affetti. A me è sempre e solo importata l’opinione di mio figlio, è quella la voce più importante che dobbiamo ascoltare. Il dialogo è la chiave di tutto.”

 

 

WRITTEN BY

Melanie Passamonti, studentessa di Giornalismo, Cultura Editoriale e Comunicazione Multimediale. Appassionata di fotografia e scrittura, attenta alle tematiche sociali e ambientali. Sogna di realizzarsi nel mondo radio-televisivo

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