IL FILM/“C’è ancora domani”, un inno alla speranza

Ogni pretesto è buono per far volare schiaffoni. Lo si capisce subito dalle prime scene. Nel film “C’è ancora domani”, la violenza è di casa, un rito, per Delia, il personaggio femminile che Paola Cortellesi ha portato sul grande schermo nel suo esordio da regista.

Un personaggio che entra nel cuore da subito. La sua semplicità è disarmante, è pura bellezza. Con lo sguardo che alterna gioia e angoscia, paura e coraggio, è il ritratto della resilienza femminile. 

Nonostante tutto, Delia va avanti, sorride, sogna, trova attimi di libertà fuori dalle mura domestiche, impegnata in una sequela di lavoretti per racimolare guadagni precari, in una routine quotidiana che si anima di complicità femminili in un mondo dominato dalla mentalità patriarcale.

La violenza maschile si manifesta in più forme, psicologica, economica, fisica. Non la si vede, a volte, ma la si sente, ancora più dolente, quando i vicini nel cortile, o i figli rinchiusi in camera, restano impotenti davanti alle urla e alle botte. 

Ma ogni volta Delia si rialza, le ferite si riassorbono, perché dentro di lei arde una flebile fiammella che non si spegne. 

In realtà, questo film non va visto come una storia sulla violenza di genere, anche se il tema è dominante. I protagonisti maschili sono, non a caso, grotteschi, stereotipati, figure ignoranti e ottuse per le quali si capisce immediatamente che non esiste redenzione. Non sono loro il focus di questa sagace pellicola. “C’è ancora domani” va oltre, è una storia di emancipazione e di speranza, quella di una madre, in primis, che pur sottomessa al marito, trattata come una nullità, ha ben chiaro cosa vuole e fa di tutto perché Marcella, sua figlia, non commetta i suoi stessi errori: a partire dalla scelta dell’uomo sbagliato. 

Le occhiate che si scambiano queste due donne sono piene di espressività, guidate da una regia che sa dove vuole portarci. Madre e figlia vivono la stessa angoscia e la stessa speranza di un domani di libertà per entrambe. Una voglia di riscatto che prende forma, ogni giorno sempre di più, tra accuse, alleanze, segreti, in un botta e risposta a tratti incalzante:

  • Te però sei in tempo, dice Delia
  • Pure te ma’, ribatte Marcella 

Una madre è un modello in cui ci si riflette. E Delia sente la  responsabilità di dare un esempio a sua figlia. Questo lo percepiamo come un sentimento senza tempo, non confinato nell’epoca di ambientazione del film, il dopoguerra. È quel sentire che anche oggi ci pervade, che ci spinge a riflettere su quale futuro stiamo disegnando per le giovani generazioni. Saranno libere?

Un dramedy in bianco e nero che fa riflettere, sembra raccontare un passato lontano ma in realtà allude al presente, alle gabbie in cui ancora rimangono imprigionate tante “Delie” di oggi. 

Con oltre un milione di spettatori, il film della Cortellesi ha conquistato il biglietto d’oro dell’Associazione nazionale esercenti cinema (Anec). Resta in proiezione a Parma nelle prossime settimane, nelle sale del The Space Parma Campus e Parma Centro. 

Per chi ama i piccoli cinema di provincia, sarà in proiezione al Cinema Crystal di Collecchio domenica 3 dicembre alle 18 e alle 21. 

 

Qui il trailer 

 

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Rosaria Frisina, giornalista, web e social editor. Lavora tra Parma e Milano, specializzata in comunicazione e giornalismo sanitario. Ama raccontare storie, la scrittura è la sua passione, l’informazione e la cura dei contenuti l’anima del suo lavoro.              

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