IL LIBRO/  “Ogni viaggio è una storia” di angela zanichelli

Fresco di stampa, “Ogni viaggio è una storia” di Angela Zanichelli, è un insieme di racconti, un prezioso reportage di viaggi fatto di curiosità, riflessioni, ansie e meraviglie. L’autrice, originaria di Sorbolo, ha voluto raccogliere in quest’opera un album di istantanee di luoghi e persone, dagli anni ‘70 fino ai giorni nostri, con l’obiettivo di andare in profondità, fin dentro l’essenza dell’uomo.

Cosa ti ha spinto a scrivere un libro incentrato sui viaggi più significativi della tua vita?

Il viaggio ha avuto sempre una parte importante nella mia vita, non è mai stato soltanto svago o divertimento, ma curiosità, ricerca, scoperta. Poi, i tempi dilatati e solitari imposti dalla pandemia hanno fatto emergere in me il bisogno di ricordare, mettere per iscritto e condividere quelle vicende con le altre persone.

Qual è il viaggio o la persona incontrata che in assoluto ti ha lasciato di più?

Ogni viaggio è un unicum, una storia irripetibile.  Ma confesso che l’avventura in Afghanistan, Josè, il piccolo venditore ambulante del Perù, l’ostello di Boston e i luoghi della scrittrice Marguerite Yourcenar occupano un posto importante nel ricordo, anche se tutti i racconti del libro, in un modo o nell’altro, parlano di me…

Ci sono ancora tanti pregiudizi legati ai viaggi realizzati da donne, sia sole che in gruppo, perché? E come è stata la tua esperienza?

Viaggiare tra donne è molto bello, un’esperienza di assoluta libertà, confidenza ed energia vitale. Certo persistono pregiudizi, anche se oggi le cose sono cambiate, almeno in una buona parte del mondo. Capita tuttavia che siano gli altri a trasmetterci, con domande inopportune o con i loro atteggiamenti, senso di inadeguatezza e insicurezza. Nulla di così strano, a pensarci bene, visto che le radici della società patriarcale in cui viviamo e contro cui ci battiamo da anni, sono assai dure a morire.

C’è un fil rouge che lega le storie di viaggio raccontate nel libro?

Non sarà difficile, per il lettore, trovare il filo che lega le narrazioni:  ci si può fermare alla descrizione di luoghi affascinanti o alle singole vicende narrate, ma si può anche andare oltre, prestando attenzione al messaggio che ogni racconto tenta di dare. Messaggi che, inanellati l’uno nell’altro, ci parlano del mondo di oppressione e povertà che vorremmo lasciarci alle spalle, ma anche di quello libero e paritario in cui tuttə desideriamo vivere.

L’ultimo racconto non è esattamente un viaggio, è un memoir ambientato nei luoghi della tua infanzia, è nata già allora la tua passione per i viaggi?

Sì, è un viaggio nella memoria, nella mia infanzia contadina, con i suoi affetti, usanze e tradizioni. Ma è soprattutto un atto d’amore per la mia terra e la sua gente.

Il viaggio che non hai ancora fatto ma che vorresti realizzare?

Come dice Proust nell’esergo che ho riportato in apertura del libro, il vero viaggio non consiste nello scoprire nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi. Per questo vorrei tornare in luoghi già visitati, rivederli con la maturità e la consapevolezza di oggi, e sono sicura che scoprirei cose nuove e del tutto inattese… magari anche la materia per nuovi racconti.





written by

Francesca Costi, giornalista ed organizzatrice di eventi. Amante dell’arte e del teatro, ha fatto delle sue più grandi passioni un lavoro.

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