I titoli che vorrei leggere sui giornali…

Avete mai letto attentamente un articolo intero? Prestando attenzione alla lettura, partendo dal titolo fino all’ultima parola dell’articolo? La maggior parte di voi mi risponderà: no, magari anche con un po’ di imbarazzo. Vi pongo allora una domanda più semplice: quanto fate attenzione ai titoli degli articoli? Il titolo, nel giornalismo, è fondamentale. È un micro-testo che sintetizza, con poche parole, un articolo intero. Il titolo domina e introduce il pezzo con frasi ad effetto; è sempre più grande rispetto a tutte le altre frasi e ha il compito di incuriosire il lettore, con l’intento di invitare quest’ultimo ad acquistare il prodotto: il quotidiano, la rivista, il mensile… 
 
ll titolo è simile alla prima impressione del primo incontro con una persona di cui non sappiamo niente, però c’è una differenza sostanziale. La ‘prima impressione’ che un individuo si fa su un altro, per quanto possa essere sbagliata, è del tutto soggettiva, mentre scrivere un titolo con cui consciamente si giudica pubblicamente una persona, che inevitabilmente influenzerà l’opinione di centinaia di persone, non è certo qualcosa di ‘soggettivo’. È necessario saper scegliere le giuste parole in tutti i contesti: queste ‘giuste parole’ sono presenti nei titoli in cui si tratta di economia, di politica, di una nuova scoperta fatta da uno scienziato o da un medico, in un qualsiasi evento in cui non siano presenti soggetti di genere femminile.
 
Quando queste ultime sono presenti però le opzioni sono varie. Si instaura un meccanismo denominato ‘victim blaming’: in cui la donna vittima diventa anche la carnefice di se stessa. Può essere utile come esempio ‘Prevenire le aggressioni’: libretto diffuso alle ragazze in alcune scuole del Friuli Venezia Giulia . Il contenuto di questo ‘libretto’, come possiamo intuire dal titolo, è ancora una volta il voler trasmettere alle future vittime l’idea che è a causa del loro abbigliamento o del loro atteggiamento se vengono abusate fisicamente.
 
Altro scenario se la donna è fondatrice o inventrice di qualcosa di rivoluzionario: ne diventa immediatamente la ‘mamma’, e tutto viene ricondotto alla maternità tanto ‘amata’ dai giornalisti. Katalin Kariko, ad esempio, scienziata che ha definito i percorsi anti covid basati sulla molecola dell’Rna finisce sui giornali come ‘madre del vaccino’, sicuramente meno frequente è l’uomo definito ‘padre’ della sua scoperta. 
 
Soffermiamoci ora su come è stato affrontato dalla stampa il fatto di cronaca riguardante il bambino deceduto la notte tra il 7 e l’8 gennaio a Roma:
 
‘Roma, tragedia in reparto: neo-mamma si addormenta allattando, il piccolo muore soffocato’ dal giornale online Open;
Il dramma della mamma che si addormenta mentre allatta e soffoca il neonato’ da Agenzia Giornalistica Italiana;
‘Mamma si addormenta mentre allatta in ospedale, il neonato muore soffocato’ da Fanpage.
 
Tutti hanno capito com’è morto questo bambino, ma è possibile che in nessun titolo sia spiegato con poche parole che la mamma si è addormentata perché era stata in travaglio 12 ore?
 
Questi titoli, che deviano il lettore, chiariscono subito che la mamma uccide il bambino perché si è addormentata, ma perché questa mamma si è addormentata con il bambino in braccio? Voleva ucciderlo intenzionalmente? No, niente di tutto ciò. La mamma è arrivata all’ospedale alle quattro di notte per partorire ed è stata lasciata sola con il bambino dopo un lunghissimo travaglio, costretta ad allattarlo, anche se era distrutta fisicamente, abbandonata dal personale sanitario.
 
Un possibile titolo che avrei voluto leggere: ‘Roma, carenza di personale, neo-mamma lasciata sola, ne è vittima un neonato’. Nel giornalismo, nello specifico mi riferisco a quello italiano, possiamo trovare molti errori di questo tipo: non-curanza o disinteresse nell’ inventare titoli che sono accusatori e/o offensivi.
 
Non finisce qui: possiamo cogliere errori anche tra titolo e contenuto dell’articolo. Sono numerose le incongruenze fra quello che viene ‘sbandierato’ nel titolo e quello che subito dopo viene spiegato nel seguito del pezzo. Tanti anche i titoli mendaci, basati sull’ estrapolazione di una dichiarazione, i quali generano forti reazioni, causa però di una più generale ed estesa disinformazione.
 
Io pretendo, e spero di non essere l’unica, che venga data la giusta importanza al significato delle parole, pretendo che le parole presenti nei titoli per incuriosire e interessare il lettore siano scelte con cura, con precisione, che sia oggetto di dibattito la scelta della parola più giusta. Teniamo a mente che le parole sono importanti e lo sono le persone che vengono giudicate da esse.

 

WRITTEN BY

Gilda Corso, sono una studentessa del Liceo Classico Romagnosi, scrivo per il giornale della scuola Eureka, credo fermamente nei diritti e soprattutto nella parità di genere, per cui ogni giorno cerco di mettere in pratica ideali che talvolta appaiono ancora irraggiungibili. Mi piace cercare il sorriso in ogni giorno della settimana. 

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