RITRATTI/Alice Pisu, titolare di diari di bordo

Diventare madre e aprire contemporaneamente una libreria indipendente. Alice Pisu, una giovane donna originaria della Sardegna, non ha avuto paura, si è buttata e ha vinto, perché a distanza di 7 anni la sua libreria va a gonfie vele e il suo bambino sta crescendo come un lettore attento e consapevole.

È stato difficile all’inizio?
Oserei dire devastante, dovevo capire ancora tante cose, come madre e come imprenditrice, oltre che come libraia. Sentivo di trovarmi in una fase decisiva della mia vita. La svolta è arrivata nel settembre 2014 con la nascita della libreria Diari di bordo, progettata e costruita insieme al mio socio e amico fraterno Antonello Saiz.

E come hai fatto?
Anzitutto ho provato a guardare Parma con occhi nuovi, come un luogo fertile per nuove possibilità e stimoli diversi, una città che non è facile sentire propria e che però sa accogliere il nuovo.Il progetto dei Diari di bordo è nato da un fallimento. Il lavoro dipendente in una libreria generalista dove io e Antonello lavoravamo non consentiva di incidere sulla proposta culturale. Quegli anni sono stati però illuminanti nell’evidenziare quel che poteva attrarre i lettori e che forse ancora mancava in una città che vanta una presenza radicata di librerie storiche. Dopo un anno di studio, selezione delle realtà editoriali indipendenti, l’individuazione del tema e del posto giusto per tutto questo, finalmente l’apertura. In parallelo vivevo un ulteriore sconvolgimento, l’euforia e la paura di diventare madre. Nove mesi dopo l’apertura dei Diari di bordo è nato mio figlio Giaime, cresciuto, è il caso di dire, tra i libri sin da subito.

Un aneddoto triste e uno felice legato alla libreria?
Ogni anno a metà settembre festeggiamo la nascita della libreria. Tra i piccoli riti quello di conservare la candelina col numero per riutilizzarla qualche mese dopo per festeggiare, sempre tra i libri, il compleanno di mio figlio. Quando si costruisce in ogni singolo angolo uno spazio, lo si sente profondamente proprio ma aperto agli altri, e i ricordi accumulati sono innumerevoli, di grande gioia, ma anche di tristezza. Abbiamo iniziato quel viaggio con due persone al nostro fianco che per ragioni diverse non sono più con noi. Celebrare ogni anno dei Diari significa non arrendersi all’incertezza, ma farlo per onorare chi ha condiviso con noi quel sogno iniziale non potendone vedere l’evoluzione.

Chi entra da voi può trovarsi spaesato, ma forse è proprio questa l’essenza del “viaggio”?

L’intento è proprio questo, favorire uno spaesamento che generi stupore, e curiosità anzitutto. Perdersi tra titoli di narratori stranieri, scoprire nuove voci italiane contemporanee, vivere il senso di quella scelta tematica anzitutto come una esplorazione letteraria nei luoghi, nella storia, nei percorsi di turismo alternativo e viaggio lento. Una ricognizione che usa anche la fotografia, la poesia, i saggi, la grande illustrazione d’autore e i libri per bambini per fornire un ritratto dello stato dell’editoria indipendente italiana contemporanea di qualità. L’intento primario è però quello di far sentire il lettore in un luogo confortevole, dove dimenticare il resto e vivere le suggestioni che solo la grande letteratura può offrire.

Borgo santa Brigida non è esattamente una via di grande passaggio, perché avete aperto lì?
Perché occorre identificarsi anche attraverso lo spazio scelto, e nella lunga ricerca di un locale una volta arrivati in borgo Santa Brigida ogni dubbio si è dissipato all’istante. Uno spazio accogliente dai toni caldi, con i vecchi mattoni a vista, in una posizione centrale ma defilata. Ci rappresenta perché rende esattamente quel che sentiamo di essere come libreria, una casa per noi e per i lettori, una nicchia che si rivolge alla città e che aspira a essere riconosciuta come un piccolo bene collettivo da preservare.

Un bilancio?
Le difficoltà nel portare avanti una libreria indipendente non mancano e riguardano non solo i rischi e le incognite sul piano commerciale, ma toccano anche questioni di progettazione culturale. Ci sono però anche le soddisfazioni; non ultima quella ottenuta dal Cepell Ministero della Cultura nel 2015 per “un libro sospeso per i senza fissa dimora di Parma”. Tra le emozioni più grandi l’invito nel 2018 alla Camera dei Deputati per raccontare come una libreria possa travalicare le proprie mura per usare le nuove tecnologie e rivolgersi al Paese.

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