Caterina pioniera sulla via dei Samurai

Cicloviaggiatrice, blogger giramondo, è stata la prima non giapponese ad aver percosso interamente la Old Nakasendo Road che collega Kyoto a Tokyo


Caterina Zanirato è giornalista professionista, scrittrice, organizzatrice di eventi, sportivissima, in particolare ciclista, conduttrice radiofonica, Sommelier Ais, degustatrice di formaggi Onaf, ma soprattutto è una persona amante e curiosa del vita.

È nata a Rovigo, ha vissuto diversi anni a Parma e poi è tornata a vivere nella città natia.

Appassionata di viaggi e di enogastronomia, si muove e scopre luoghi da quando aveva 16 anni. Gira l’Italia e il mondo in sella alla sua bicicletta a caccia di panorami speciali, sapori tradizionali e cantine tipiche. Per lei, il modo più bello per viaggiare è a passo lento, in silenzio e a contatto con la natura, conoscendo le persone e raccontando le loro storie nel suo blog “I viaggi di Caterina”.

Da Rovigo al Sol Levante. Caterina è stata la prima non giapponese ad aver percosso interamente l’antica via dei Samurai in bicicletta, la Old Nakasendo Road, quella che collega Kyoto a Tokyo: 600 chilometri, asfaltati e sterrati, 69 città postali lungo le Alpi giapponesi, oggi come ieri. Questa e altre appassionanti avventure, aneddoti, informazioni e curiosità sul Giappone sono raccontati nel libro “Samurai Gravel” scritto interamente di suo pugno e in uscita il prossimo aprile.

Caterina, hai iniziato a viaggiare a 16 anni: qual è stata la prima città o il primo luogo che ti ha fatto dire “voglio scoprire di più del mondo”?

La passione per il viaggio non è qualcosa che arriva, ma è qualcosa che ti porti dentro da sempre. Scoprire il mondo è sempre stato il mio sogno, sin da quando ero bambina, quando mi divertivo a perdermi negli angoli sconosciuti della mia città per esplorarli. Così, crescendo, ho ampliato i confini delle mie esplorazioni, iniziando a viaggiare per l’Italia e l’Europa grazie alla mia famiglia e alla scuola. A sedici anni, poi, ho vinto una borsa di studio e con Intercultura ho potuto vivere per sei mesi a Tokyo, in Giappone, in uno scambio culturale in famiglia. Questo viaggio è stato senza dubbio il punto di svolta che ha abbattuto ogni barriera nella mia mente, aprendomi a un mondo nuovo, ricco di culture e tradizioni, molte delle quali profondamente diverse dalle nostre. Entrare in contatto con un universo così lontano non solo mi ha arricchito, ma ha dato vita a un legame duraturo con la cultura orientale, che oggi sento più vivo che mai.

Sei stata la prima persona non giapponese a percorrere in bicicletta l’antica via dei Samurai, la Old Nakasendo Road. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa avventura unica?

Dopo il primo viaggio in Giappone, ci sono tornata altre volte, ma purtroppo sempre da turista. Perdere la connessione con la vita quotidiana che avevo vissuto in famiglia e frequentando le scuole di Tokyo, mi ha fatto così optare per altri viaggi e conoscere altri angoli di mondo, fino a quando ho compiuto 40 anni. In quel momento, ho sentito l’esigenza di chiudere il cerchio, che avevo aperto durante l’adolescenza, e tornare in Giappone da donna matura, rivedendolo con nuovi occhi. Ovviamente l’ho voluto fare a modo mio: pedalando. Attraversare un Paese in bicicletta è molto di più che visitarlo da turista: si vive da protagonisti e non da spettatori, ci si immerge in tutto il percorso e non solo nelle tappe più significative, si conosce veramente la vita quotidiana delle comunità che si incontrano. Dopo tanti viaggi in giro per il mondo in bici, era quindi il momento di pedalare anche nel mio amato Sol Levante. Mi sono documentata sulla Nakasendo road, l’antica via dei Samurai, una sorta di cammino di Santiago laico, che ripercorre la storia del Giappone feudale attraversando la catena montuosa delle Alpi giapponesi e 69 villaggi postali che sono stati conservati esattamente com’erano un tempo. Un tuffo nel passato per esplorare anche la parte rurale e montana del Paese, i piccoli paesi e i loro ritmi lenti, lontani dalle grandi e moderne metropoli che avevo già conosciuto e amato. E così sono partita, affrontando un’avventura meravigliosa, che mi ha spiegato tanto della cultura, delle tradizioni e del modo di vedere e affrontare la vita nipponico.

Per chi vuole esplorare il Giappone, cosa non può assolutamente mancare in un viaggio lungo la Nakasendo Road?
Per chi vuole visitare il Giappone e la Nakasendo Road (ma non solo) consiglio di leggere il libro che sto scrivendo e sarà pubblicato in aprile da Ediciclo: si intitola Samurai Gravel e si può trovare in ogni libreria. All’interno ci sono tutte le mappe del percorso, ma anche tanti aneddoti, curiosità, informazioni utili per affrontare il viaggio e conoscere la cultura giapponese.

Viaggiare in bicicletta richiede forza fisica, ma anche mentale. Qual è stato il momento più difficile durante il tuo viaggio e come l’hai superato?

La forza fisica è relativa: se l’entusiasmo è alto, si supera ogni fatica. La forza mentale è senza dubbio la parte più importante, soprattutto quando fuori fa freddo, nelle giornate di pioggia e nei momenti in cui capitano imprevisti che ci spaventano. Da questo punto di vista, il momento più duro è stato quando, lungo una strada sterrata, in salita, che mi conduceva a un passo di montagna, mi sono ritrovata completamente sola, stanca, sotto la pioggia in un luogo in cui c’erano anche orsi. La paura in quel momento voleva bloccarmi, gettarmi nel panico. Quando succede, il cervello va in tilt e si ha solo voglia di piangere. Ma ho imparato che in quei momenti bisogna staccare la mente dai pensieri negativi e andare avanti, un passo dopo l’altro, pensando solo a ciò che accade nel presente. Il panico non serve a nulla, meglio proseguire. E la cima, un po’ alla volta, si raggiunge. Un po’ come nella vita: i timori non servono a nulla, sono solo nostre proiezioni mentali. Viaggiare da sola mi ha insegnato a parlarmi e a capire i miei meccanismi mentali di reazione emotiva, per poterli aggirare.

Hai un talento unico nel raccontare il territorio attraverso i suoi sapori. C’è un vino o un formaggio che hai scoperto e che ti ha lasciato senza parole?

La seconda mia passione è proprio l’enogastronomia. Sono infatti sommelier e degustatrice di formaggi. Credo che attività artigianali come la produzione di cibo e di vino siano strettamente connesse all’esplorazione di un territorio, perché massima espressione delle caratteristiche naturali e antropologiche che vi si trovano. In Giappone, nei paesi che ho attraversato, più che un vino mi ha colpito la cucina, quasi tutta vegetariana, leggera, salutare, ma molto saporita. E il whisky: il Sol Levante è uno dei maggiori produttori di questo distillato, che qui trova una delle sue migliori espressioni.

Se il mondo fosse una bottiglia di vino, quale sarebbe il tuo “terroir” preferito? E cosa ci direbbe di te il suo sapore?

Ogni terroir ha le sue caratteristiche e ogni vino rispecchia esattamente la varietà del mondo. Non riesco a dire qual è il mio preferito: dipende dal periodo che sto attraversando, dallo stato d’animo, dal clima… Ecco, forse è proprio questo che amo del vino: è vivo, sempre in mutamento, così come lo siamo noi, e ognuno è libero di trovare quello che preferisce in ogni momento, dai più classici ed eleganti ai più sperimentali. Non ci sono regole.

Ti sei mai trovata in una situazione in cui il tuo spirito sportivo è stato cruciale per superare un ostacolo durante un viaggio? Hai un aneddoto da raccontare?

Lo spirito sportivo serve sempre, ma non tanto per la forza fisica, quanto per la voglia di non mollare davanti agli imprevisti e alle difficoltà. In viaggio, infatti, tutto è una continua sfida con te stesso e i tuoi limiti. Mi è capitato, ad esempio, di fare dieci km in salita e poi trovare la strada chiusa, proprio poco prima della successiva discesa. Lo sconforto è stato tanto, ma ho ripreso a pedalare e ho trovato una via alternativa, rifacendomi ovviamente altri dieci km di salita. Un’altra volta, invece, ho fatto male i conti per le provviste di acqua e, a metà percorso sotto al sole, mi sono trovata senza poter bere e idratarmi. Forse questo è stato il momento peggiore: ho resistito, ho calato lo sforzo, e sono riuscita a restare senza bere per circa un’ora. Lo spirito sportivo ti aiuta a non demordere e a superare le situazioni in cui il tuo corpo va in crisi. Una buona organizzazione prima del viaggio, però, rimane fondamentale per non incorrere in guai seri.

 Hai una vita pienissima, tra giornalismo, scrittura, radio e sport, sei un vero turbinio di attività. Dove trovi l’energia per inseguire tutti questi interessi e viaggiare così tanto?

Quando provo entusiasmo per un progetto, non mi ferma niente e nessuno: l’energia arriva da sola. Credo sia molto più duro affrontare la noia e la quotidianità, che mi tolgono forza. Mi reputo molto fortunata e non mi sento un’eroina. Anzi, i veri eroi sono quelli che resistono nel tempo facendo qualcosa che non piace, magari per mantenere la propria famiglia con il loro lavoro. Per la salute, invece, basta mantenere una vita sana: poca carne, molta verdura e molto sport. E circondarsi di persone positive: con il sorriso, si riesce a fare tutto.

Un consiglio che daresti a una donna che sogna di partire per un’avventura in solitaria, magari in bicicletta?

Studiare bene il percorso, sia per quanto riguarda i km da percorrere ogni giorno, lasciando sempre un po’ di margine per gli imprevisti, sia per la cultura che troverà. Cambia molto da una cultura pacifica come quella buddista a una cultura maschilista o aggressiva. Meglio prepararsi e rispettare le usanze che si trovano lungo il percorso. Per il resto… Basta partire: appena si agisce, ogni timore svanisce.

Pedalare ti permette di osservare il mondo con calma e viaggiare a passo lento significa anche connettersi con le persone. 

Ogni incontro è significativo, perché come dici la connessione con le persone è parte fondamentale del viaggio, soprattutto in bici, quando sei obbligato a interagire con una comunità chiedendo informazioni, fermandoti nei bar per mangiare o andare alla toilette, chiedendo aiuto durante gli imprevisti. Viaggiare in bici ti insegna a essere più rispettoso nei confronti delle persone, perché capisci che – nonostante alcune differenze culturali – siamo tutti uguali e nella stessa barca. Amiamo nello stesso modo, abbiamo paura nello stesso modo, desideriamo le stesse cose. Viaggiare in bici, poi, ti mostra il lato bello dell’umanità: le persone che vogliono aiutarti, che ti sostengono, che ti incitano. Forse muoversi pedalando, facendo fatica, toglie quel filtro che in genere fa sentire le persone come estranee e sconosciute: tutti sentono la tua fatica, i tuoi bisogni e tutti sono disposti a darti una mano, a raccontarti qualcosa sul loro territorio e sulla loro vita.

Qual è l’incontro più significativo che hai fatto durante uno dei tuoi viaggi?

L’incontro arricchisce vicendevolmente: non abbiate paura ad ascoltare davvero le persone che vi trovate di fronte, soprattutto se diverse da voi. C’è sempre da imparare qualcosa, non esiste una verità assoluta. Credo che, da questo punto di vista, le persone più interessanti che ho conosciuto in viaggio siano gli anziani che trovo nei bar, magari intenti a giocare a carte o a bere “un’ombretta di vino”: hanno sempre ricche esperienze di vita, aneddoti e massime molto sagge da raccontare. Vanno ascoltati, perché sono uno scrigno prezioso di conoscenza, soprattutto per le tradizioni che ormai si stanno perdendo.

Qual è stato il momento più difficile che ti ha messa alla prova come viaggiatrice e come donna?

Ho avuto seriamente paura solo una volta. Ero negli Emirati Arabi e ho ricevuto apprezzamenti poco carini da parte di un gruppo di uomini a causa del mio abbigliamento estivo. Sono scappata, sperando non mi inseguissero. Ecco, da donna, devo dire che purtroppo da quel momento evito di viaggiare sola in un paese islamico: purtroppo, culturalmente, fanno fatica ad accettare la libertà femminile e la libera espressione, due valori per me fondamentali.

Se potessi scegliere un solo libro o una colonna sonora da portare con te in ogni viaggio, quale sarebbe e perché?

Ogni viaggio, per me, ha una sua colonna sonora. Quando ho attraversato i grandi parchi dell’America, ad esempio, ascoltavo Morricone. Quando ho visitato la Lapponia gli M83, in Giappone ascoltavo i Beatles (sì, curioso, ma li adorano) e i Dragon Ash (un gruppo rap nipponico), in Spagna adoravo Macaco… Paese che vai, musica che trovi. Così come per i libri: non riesco a sceglierne uno. Posso però citare qualche autore, Baricco e Murakami – ad esempio – non mi hanno mai deluso.

Qual è la prossima meta che sogni di raggiungere?

A breve tornerò in Giappone, per visitare il Nord e l’Hokkaido che ancora mi manca: mi muoverò tra neve e ghiaccio, quindi a piedi. Il mio prossimo sogno da realizzare in bici, invece, è esplorare la Colombia, partendo dalla zona caraibica fino ad arrivare alle grandi montagne attorno a Medellin, per conoscere una cultura a mio parere davvero affascinante.

 

Puoi seguire le avventure di Caterina su:

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WRITTEN BY

Cecilia Vecchi, si occupa di comunicazione, è content writer e gestisce progetti audiovisivi. Si divide tra Italia e Spagna. Da sempre ama viaggiare perché partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni, odora di libertà, vuol dire conoscere e scoprire, vedere nuovi posti per tornare con nuovi occhi. Anche scrivere è viaggiare: un’evasione senza l’ansia degli orari e il disturbo dei bagagli. Per Parmaforwomen cura la rubrica Donne in viaggio


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