LETTURE/ Una famiglia radicale

È’ doveroso rendere giustizia ad Eugenia Roccella, cui è stata contestata la presentazione del memoir ”Una famiglia radicale”( Rubbettino) al recente salone del libro di Torino.

L’attacco alla libertà di parola e d’opinione, in primis se proveniente dal variegato universo femminista, mi ha stimolato alla lettura che mi ha suggerito le seguenti riflessioni.

E’ un memoir schietto, che mette a nudo, spogliandosi dall’inevitabile ritrosia a scoperchiare le fragilità di un milieu domestico additando le contraddizioni famigliari e ambientali.

Mi ha colpito la coerente adesione al manifesto pannelliano, oserei dire genuino e coerente più del percorso esistenziale di Franco, il coniuge cofondatore del movimento.

La narrazione esistenziale abbraccia il sud nisseno, terra di mafia e di pregiudizi secolari, con uno sguardo empatico, che non nasconde la polvere sotto il tappeto, ma non le nega il retaggio affettivo ereditato dall’infanzia trascorsa nell’ avita dimora del notaio Roccella, coniugandolo con l’altra metà del cuore, attratta dalle pulsioni e dai fermenti innescati dalla madre Wanda, radici salentine e immersione senza freni nella sanguigna Bologna degli anni settanta.

 Eugenia è una figura anomala nel panorama ministeriale dell’attuale governo di centrodestra, l’unica che raccoglie un consenso bipartisan sul decreto legge di sua iniziativa sulla violenza di genere sotto la lente parlamentare dopo il femminicidio di Giulia.

Il mio invito alla lettura nasce anche da un interesse di lunga data per il memoir, un genere letterario esploso negli ultimi anni, che merita un’ ampia disamina e interlocuzione critica.

 

WRITTEN BY

Augusta Torricelli, giornalista e scrittrice. Vive a Sala Baganza (Parma), i libri il suo pane quotidiano. Le tematiche di genere e la scrittura al femminile sono state sempre al centro dei suoi interessi culturali e del suo impegno sociale, tanto da diventare il tema centrale di diversi saggi che hanno dato voce alle donne.

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