ESSEREMAMMA/Nessuno è perfetto, nemmeno una mamma

Essere è una parola magica, che il nostro parlare quotidiano mette un po’ in secondo piano, usiamo il verbo essere per un milione di cose dando sempre più importanza alla parola che lo segue. Sono felice, sono arrabbiato, sono in ritardo, essere amici, essere presenti e così via.

Il verbo essere diventa un ausiliare, come se nel traffico delle parole potesse con la sua paletta lasciar transitare in maniera più comprensibile le cose che noi etichettiamo come più importanti.  Nella frase “sono felice”, ad esempio, è molto più nomale concentrare l’attenzione sul sentimento di felicità che sul banale esserci che sembra un pezzo di discorso utile solo a farci capire.

Un ausiliare sentimentale, un supporto, un aiuto.

La cosa che amo di più del verbo essere invece è la sua profondità e il suo spessore, se parlassimo di geometria e non di grammatica direi che sarebbe un solido, un solido pieno di spigoli, con un’area molto vasta e lati … tanti lati da cui esplorarlo.

“Essere” significa portare la propria piena presenza in uno spazio, in un incontro, in un discorso, significa non temere di fare, significa impegnarsi con coraggio ed essere disposti, qualche volta a fallire.

Ecco quanto spessore ha quel verbo dal quale si parte a studiarli poi tutti, quel verbo che in qualsiasi tempo lo declini ti chiede solo una cosa, la tua presenza.

Quando precede la parola mamma secondo me dà il suo pieno potenziale, perché credo che anche all’infinito, in una verbalizzazione senza tempo come “Essere mamma” possa descrivere ogni parte di questo meraviglioso e complicato compito che è la condizione di madre perché prima di tutto afferma l’esistenza, l’essenza in sé ma può servire anche per descrivere la presenza effettiva.

Perché essere madre è soprattutto esserci. Lo è già nel momento in cui si realizza il pensiero di diventarlo, lo è quando poi tuo figlio lo stringi, lo è quando ti fa arrabbiare o quando le sue parole ti feriscono, lo è quando lo guardi cambiare ed andare incontro alla novità con il tipico entusiasmo della scoperta, lo è quando hai paura ma lo lasci andare,

lo è quando non ti ci riconosci oppure ti ritrovi proprio nelle cose che non avresti voluto insegnargli, lo è quando sei fiera ma anche quando non lo sei.

Questo è una parte del tutto, una parte dell’essere nell’esserci. Perché una mamma vera non è una che non sbaglia mai, che non piange, che non si confronta con i propri fantasmi o con i propri limiti, una mamma vera è una che c’è.

Che c’è veramente.Che usa quel verbo “essere” per portare la propria presenza in modo costruttivo ogni volta che può, perdonandosi tanto … perché nessuno è perfetto. Nemmeno una mamma.

Come ho già detto ho una predilezione per il verbo essere, che mi sembra così tanto duraturo rispetto al verbo “dare” che invece si conclude nel suo atto stesso a sottolineare che il termine mamma, per me, non si identifica con il dare alla luce ma si racconta con l’esserti accanto.

Nel migliore dei modi possibili. Che poi io mamma non la sono, ma nella mia vita fatta di gente in transizione perpetua la mia delle mamme ha saputo insegnarmi veramente cosa significa ESSERCI MAMMA

 

WRITTEN BY

 

 

 

 

 

Claudia Nizzoli, laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione all’Università di Parma, laureanda in progettazione e gestione del servizio sociale (Università di Parma), specializzata in mediazione familiare e genitorialità. Da molti anni svolge, nel ruolo di insegnante, diversi laboratori di teatro per scuole e per adulti, collaborando con diverse realtà, tra queste: Solares Fondazione delle Arti, Comune di Parma, Galleria dei Pensieri. Vicepresidentessa dell’associazione “Le Mine Vaganti” che si occupa, attraverso il teatro, di parlare di donne, femminile e violenza di genere. Dal 2008 educatrice in un doposcuola e dal 2023 apre uno studio di consulenza educativa nel quale accoglie genitori, coppie e singoli per colloqui educativi o mediazione familiare.

 

 

 

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