Antonella Questa a Parma con “Affari di famiglia”

sul palco anche Ilaria Marchianò, per riflettere sulla difficoltà delle vecchie generazioni a lasciare il posto alle nuove


Un atteso ritorno quello di Antonella Questa, attrice amatissima dal pubblico per la sua inconfondibile verve ironica, alla rassegna “Sul Naviglio…”, organizzata dall’associazione L.O.F.T. nel quartiere San Leonardo a Parma. Sarà, infatti, lo spettacolo “Affari di famiglia”, da lei scritto ed interpretato, ad aprire, lunedì 30 giugno, alle 21.30, la terza settimana di programmazione nel cortile di Officine ON/OFF in Strada Naviglio Alto. Con lei sul palco la brava Ilaria Marchianò, con cui costruirà “un’ottima occasione per riflettere sulla difficoltà delle vecchie generazioni a lasciare il posto alle nuove”.

Questa e Marchianò, foto di Antonio Ficai

Questi “affari di famiglia” che tratta lo spettacolo sono solo imprenditoriali o rivelano altro?
“Rimandano ad altro sicuramente! Nei titoli dei miei spettacoli si nasconde sempre un doppio senso. In questo caso ciò che è sotteso al titolo non è soltanto il passaggio generazionale all’interno di un’azienda di famiglia, ma sono tutte le dinamiche relazionali in seno a quel nucleo, sono i cosiddetti panni sporchi degli affari privati. Quando ho costruito la drammaturgia per questo spettacolo ho intervistato, tra gli altri, diversi imprenditori e imprenditrici da cui ho compreso un aspetto fondamentale: la qualità delle relazioni familiari, il rapporto di fiducia che si crea tra genitori e figli, si riflette in modo incisivo sull’andamento del proprio business. È stato interessante approfondire questo tema del legame tra famiglia e piccola media impresa, particolarmente calzante in un Paese come l’Italia dove il tessuto economico è perlopiù costituito da aziende che portano il nome dell’avo fondatore e vedono gli eredi sedere nel consiglio di amministrazione. L’idea di trattare questa tematica mi è stata suggerita da una cara amica, Maria Silvia Sacchi, che è proprio giornalista in ambito economico, nonché fondatrice e direttrice di Family Business Forum”

In scena due donne a confronto, Anna Rita e sua figlia Fabrizia, con due diversi modi d’intendere la gestione aziendale, ma soprattutto con due differenti visioni sul futuro. Come si arriva a un punto d’incontro?
“Il segreto è sempre lo stesso ed è, purtroppo, quanto ci viene a mancare ogni giorno nella nostra società, nel nostro mondo: serve l’ascolto reale, attivo, empatico dell’Altro. Senza questo non si va da nessuna parte, né in una piccola azienda familiare, né se pensiamo all’ordine globale”    

Inevitabile toccare la tematica femminista che passa attraverso l’emancipazione professionale ma non solo…
“Esatto, il mio personaggio è una donna incerta, cresciuta nel solco del tradizionalismo paterno, figlia di un Fabrizio jr, a sua volta erede del fondatore Fabrizio senior. È in qualche modo sopraffatta da questa visione maschilista e patriarcale ormai stantia, antica e dannosa. Con Fabrizia, invece, arriva il cambiamento, il suo pragmatismo e la sua determinazione mettono in luce tutte le possibilità per affrancarsi a livello lavorativo ma anche umano.  L’idea dell’uomo forte al comando, del padrone che lascia le redini aziendali soltanto alla discendenza maschile, è superata. Oggi si fa avanti una imprenditoria nuova, femminile, un modo di fare impresa che sempre più spesso è sinonimo di successo, rinnovamento e modernizzazione. Ed è anche questo che qui raccontiamo.”

Nel tratteggiare le dinamiche relazionali portate in scena hai attinto ad elementi autobiografici?
“Quello sempre. È necessario partire dal proprio vissuto, da quello che ci suggerisce la nostra memoria. Così tornano alla mente aneddoti, dialoghi ed esperienze personali, e si comprende forse meglio il perché di una scelta fatta o di un rifiuto. Sulla scena lo faccio con il personaggio di Anna Rita ma anche interpretando, per alcune battute, il padre Fabrizio junior: sì, mi sdoppio anche qui, ormai è una caratteristica di tutti i miei spettacoli”

E Antonella ha fiducia nelle nuove generazioni?
“Assolutamente sì! Lo spettacolo stesso rappresenta un passaggio di consegne dalla vecchia alla nuova generazione, quest’ultima incarnata da Ilaria. Proprio per questo la protagonista vera sulla scena è la figlia, non la madre. Con questo lavoro io grido soltanto una cosa: diamo credito e spazio ai giovani, che sia a teatro, nel mondo del lavoro o nella politica. È la loro prospettiva sul futuro, il loro sguardo innovatore, a rappresentare una possibile salvezza per tutti”.

Foto credits Antonio Ficai 

 

WRITTEN BY

Francesca Ferrari, giornalista culturale freelance, founder del blog Teatropoli.it collaboratrice nella redazione Spettacoli di Gazzetta di Parma, responsabile ufficio stampa per diverse realtà teatrali e culturali del territorio. Su Parmaforwomen ha ideato la rubrica WTheatre, interviste a donne attrici e registe del mondo teatrale. 

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